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Lavori del futuro: automazione e intelligenza artificiale | AULab

L’antidoto alla disoccupazione è preparare i giovani per lavori che ancora non esistono


La maggior parte dei bambini di oggi, domani farà un lavoro che non è ancora stato inventato. Hanno bisogno di un sistema educativo adeguato per tenersi al passo. L’università determina il futuro, lo modella e prepara gli studenti per i lavori di domani. Ma, nel bel mezzo della quarta rivoluzione industriale, è difficile prevedere come sarà il futuro. Ci si aspetta che cambiamenti tecnologici come l’automazione e l’intelligenza artificiale trasformino il panorama occupazionale. La domanda è: il nostro sistema educativo resisterà?


IL TALENT MISMATCH 

La risposta a questo quesito è molto importante perché il 65% dei bambini che entrano nelle scuole primarie oggi lavorerà in settori e svolgerà funzioni che attualmente non esistono, secondo un recente rapporto dell’Università del Regno Unito. La ricerca, che esplora il “rapido ritmo del cambiamento e la crescente complessità del mondo del lavoro”, avverte anche che il Regno Unito entro il 2030 avrà un deficit di talenti tra 600.000 e 1,2 milioni di lavoratori nel settore finanziario e commerciale e nel settore della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni.

I rettori delle università sarebbero “sciocchi” a non prestare attenzione a questa situazione – afferma il vice-cancelliere della Lancaster University, Mark E Smith. “Invece di guardare ai problemi del passato dovremmo osservare le tendenze nel mercato del lavoro e le competenze che i datori di lavoro stanno cercando.”

Questo è uno dei motivi per cui l’università è un partner del National Institute of Coding. Il programma, guidato dall’Università di Bath, riunisce 25 università insieme a piccole e medie imprese (PMI) e aziende internazionali tra cui IBM, Cisco, BT e Microsoft per creare “la prossima generazione di specialisti digitali”.

Un sondaggio del 2017 ha rilevato che metà delle attività nel settore della tecnologia digitale del Regno Unito sta lottando con una carenza di dipendenti altamente qualificati. Nel frattempo, un recente rapporto del governo sulla crescente industria dell’Intelligenza Artificiale ha raccomandato di creare un programma di master finanziato dall’industria per soddisfare le esigenze di “una forza lavoro più numerosa con una profonda esperienza di intelligenza artificiale”.

LE SOFT SKILLS 

Ma essere preparati per il futuro è qualcosa di più che possedere un semplice know-how tecnico. Un rapporto del Pearson sull’occupazione nell’anno 2030 ha rilevato la necessità di competenze trasversali quali il giudizio, il processo decisionale, l’analisi e la valutazione dei sistemi. Jordan Morrow, presidente del comitato consultivo del Data Literacy Project e responsabile globale del Data Literacy presso la società di analisi statunitense Qlik, ritiene che in un clima di incertezza le università dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di quello sul quale si sono specializzate da secoli: il pensiero critico. “Abbiamo bisogno di persone ricche di intuizioni, non solo di osservazioni”, dice.

Allo stesso modo, dice, le soft skills di comunicazione e storytelling sono fondametali. “La realtà è che i data scientist sono molto bravi con i dati, ma non necessariamente con le abilità personali o con la leadership. Diventa un problema quando hai, per esempio, uno data scientist molto intelligente che ha messo insieme un’analisi, ma non sa come comunicarla. “

I NUOVI MODELLI 

Non sono solo le skills che stanno cambiando. Il rapporto sulle università del Regno Unito contempla una revisione totale di come viene erogata l’istruzione e avverte che il “modello lineare istruzione-impiego-carriera non sarà più sufficiente”. Richiederà invece “partnership flessibili” tra università e datori di lavoro e nuovi format di corsi.

La Lancaster University lo sta già sperimentando. Una nuova iniziativa che partirà quest’anno denominata UA92 permetterà agli studenti di gestire le tempistiche dei corsi rispetto alle proprie esigenze, spiega Smith, e si concentrerà sullo sviluppo del carattere per preparare meglio gli studenti al mondo del lavoro.

L’IMPORTANZA DELL’IMPRENDITORIALITÁ

Molti lavori sono vulnerabili all’automazione. Sapere come creare un’impresa sarà un modo per lottare contro la disoccupazione. Un recente studio ha rilevato che un quarto degli studenti sta conducendo, o sta pianificando di creare, il proprio business mentre studia. L’Università dell’East Anglia sta cercando di promuovere l’imprenditorialità attraverso il proprio centro aziendale interno. Diverse PMI hanno sede lì e fanno da mentori agli studenti, secondo il vice-cancelliere Sarah Barrow. Maya Pindeus era uno di quegli studenti. Si è laureata all’Imperial College di Londra nel 2017 con un master in design dell’innovazione e ha già fondato la sua società, Humanising Autonomy. La startup, creata come prototipo con altri due studenti durante gli studi, crea software per veicoli autonomi. Pindeus attribuisce al successo della sua compagnia il fatto che la sua educazione non sia stata modellata da una singola disciplina – inizialmente infatti ha studiato architettura. “Questo approccio dovrebbe essere adottato dalle istituzioni di tutto il mondo”, afferma. Ma le università potrebbero non fare abbastanza per fornire ai loro studenti le skills digitali più importanti. Il rapporto Global Data Literacy di Qlik ha rilevato che solo il 21% di giovani tra i 16 e i 24 anni ha dichiarato di avere competenze in questo settore. Una cifra che secondo Morrow è “relativamente bassa”. Infatti sostiene che l’attuale generazione di studenti sia nella posizione migliore per sfruttare i campi emergenti come l’intelligenza artificiale e l’IoT a patto che prima ne apprenda le basi.


Fonte: The Guardian

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