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Come si crea un PED? La guida completa per costruire un piano editoriale efficace

29 ottobre 2025

Gaia Assenti

AULAB

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Nell’era dei social, della content creation e delle strategie di marketing integrate, pubblicare contenuti “a caso” non basta più.
Ogni brand, azienda o professionista deve avere una direzione chiara, un piano che guidi la produzione dei contenuti in modo coerente e strategico.

Ed è qui che entra in gioco il PED, ossia il Piano Editoriale Digitale.

Capire come si crea un PED significa imparare a organizzare il proprio lavoro di comunicazione, a definire obiettivi concreti e a progettare contenuti che parlino davvero al pubblico giusto. Non è un documento statico, ma un vero e proprio strumento di gestione e crescita, indispensabile per chi lavora nel marketing digitale.

Cos’è un PED (Piano Editoriale Digitale)

Un Piano Editoriale Digitale è la bussola di ogni strategia di comunicazione online.

Si tratta di un documento spesso condiviso con team, clienti o collaboratori, che raccoglie tutte le informazioni utili per pianificare e gestire i contenuti che verranno pubblicati su diversi canali digitali: social network, blog, newsletter, podcast o campagne pubblicitarie.

Nel concreto, il piano editoriale serve a:

  • definire gli obiettivi di comunicazione;
  • stabilire il target di riferimento;
  • scegliere i canali più efficaci;
  • programmare tempi e frequenza di pubblicazione;
  • mantenere coerenza di tono, stile e messaggi.

Il PED non è solo una tabella di date e contenuti. È una strategia operativa, che traduce la visione del brand in azioni concrete di comunicazione.

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A cosa serve un piano editoriale

Molti pensano che il piano editoriale serva solo a “tenere in ordine” i post sui social, ma la realtà è molto più ampia.
Un piano editoriale serve a trasformare le idee in risultati, permettendo di:

  1. Mantenere coerenza e riconoscibilità
    Tutti i contenuti devono comunicare la stessa identità. Il piano editoriale aiuta a definire un tone of voice coerente e un messaggio univoco.
  2. Ottimizzare tempo e risorse
    Pianificare in anticipo evita improvvisazioni e permette di lavorare con metodo, soprattutto nei team.
  3. Rendere misurabili le azioni
    Un piano strutturato facilita la valutazione dei risultati e l’adattamento della strategia.
  4. Gestire con equilibrio i contenuti
    Si possono alternare post promozionali, educativi, informativi ed emozionali, evitando ripetizioni o eccessi.

In sintesi, il PED trasforma il caos creativo in un flusso organizzato di contenuti che rispecchiano gli obiettivi di business.

 

Le fasi per creare un PED efficace

Capire come si crea un PED significa imparare a costruire una struttura chiara e flessibile.

Ogni piano editoriale segue alcune fasi fondamentali.

1. Analisi preliminare

Ogni piano editoriale parte da un’analisi del contesto.

Prima di scrivere una sola riga, è necessario capire chi siamo, a chi parliamo e quali sono i nostri obiettivi.

Domande chiave:

  • Quali valori vogliamo comunicare?
  • Chi è il nostro pubblico di riferimento?
  • Quali canali utilizziamo oggi?
  • Quali sono i punti di forza e debolezza della nostra comunicazione attuale?

Questa fase permette di costruire un piano editoriale su basi solide, evitando di “sparare nel vuoto”.

2. Definizione del pubblico

Il target è il cuore del piano editoriale.

Conoscere il proprio pubblico consente di creare contenuti che rispondano a bisogni reali, desideri e linguaggi specifici.

Puoi suddividerlo in personas, ossia rappresentazioni semi-realistiche del tuo pubblico ideale, con dati come:

  • età, professione, interessi, obiettivi, comportamenti digitali.

Un buon piano editoriale si rivolge a persone reali, non a numeri astratti.

3. Scelta degli obiettivi

Gli obiettivi danno una direzione al piano editoriale.

Possono essere diversi in base alla fase del progetto:

  • Brand awareness: far conoscere il marchio.
  • Lead generation: ottenere contatti o iscrizioni.
  • Engagement: creare interazione e partecipazione.
  • Conversioni: vendere un prodotto o un servizio.

Ogni contenuto dovrà essere pensato per portare un passo più vicino all’obiettivo.

4. Definizione dei canali

Non tutti i canali digitali servono a tutti gli obiettivi.

Un buon piano editoriale sceglie solo quelli davvero strategici.

Esempi di canali principali:

  • Social media (Instagram, LinkedIn, TikTok, Facebook)
  • Blog aziendale
  • Newsletter e DEM
  • Podcast o YouTube

La chiave è la coerenza: un messaggio chiaro, adattato a ciascun canale.

5. Creazione delle rubriche e tipologie di contenuto

Le rubriche editoriali servono a dare ritmo e riconoscibilità alla comunicazione.

Possono essere rubriche settimanali, mensili o stagionali, legate a temi specifici (es. “Tips del lunedì”, “Case Study Friday”, “Dietro le quinte”).

Le tipologie di contenuto possono essere:

  • informativi (guide, tutorial, articoli di approfondimento)
  • emozionali (storie, valori, storytelling)
  • promozionali (offerte, novità, eventi)
  • interattivi (quiz, sondaggi, domande alla community)

6. Pianificazione del calendario editoriale

Il calendario editoriale è la parte operativa del PED: una tabella – su Notion, Excel, Trello o Google Sheets – che indica quando e dove pubblicare ogni contenuto.

Un buon calendario tiene conto di:

  • stagionalità e festività;
  • scadenze di campagne e lanci;
  • frequenza ottimale di pubblicazione per canale.

Tone of voice e linee editoriali: come definirli

Il tone of voice è il modo in cui un brand parla al suo pubblico.

È l’elemento che rende riconoscibile una comunicazione, anche senza logo o firma.

Per definirlo, serve rispondere a tre domande:

  1. Qual è la personalità del brand?
  2. A chi si rivolge?
  3. Quali emozioni vuole evocare?

Le linee editoriali, invece, rappresentano le regole di base che guidano tutta la comunicazione:

  • Linguaggio (formale o informale?)
  • Immagini (reali, grafiche, illustrazioni?)
  • Temi ricorrenti e parole chiave

Questi elementi permettono di creare contenuti coerenti e professionali, anche quando a produrli sono più persone.

Strumenti utili per creare e gestire un PED

Creare un piano editoriale non significa solo scrivere idee su un foglio.
Oggi esistono numerosi strumenti digitali che rendono il lavoro più semplice, collaborativo e misurabile:

  • Notion → per organizzare idee e calendari
  • Trello → per gestire flussi di lavoro e approvazioni
  • Canva → per progettare grafiche e visual coerenti
  • Google Analytics / Meta Insights → per analizzare i risultati
  • ChatGPT o altri strumenti AI → per generare bozze di testi o suggerimenti di contenuti

La tecnologia, se usata in modo strategico, può diventare un grande alleato nella costruzione del PED.

Esempi pratici di piano editoriale

Un piano editoriale può cambiare completamente a seconda del tipo di attività o settore.

Tuttavia, la logica alla base rimane sempre la stessa: pianificare contenuti coerenti, regolari e con uno scopo preciso.

Ecco tre esempi sintetici di approccio:

  • Azienda B2B: focus su contenuti informativi, case study, articoli di settore.
  • Brand consumer: mix di storytelling, post emozionali, contenuti visual e promozioni.
  • Professionista freelance: valorizzazione della propria esperienza e creazione di valore educativo.

2. Come si costruisce un piano editoriale (PED) passo dopo passo

Creare un piano editoriale può sembrare un compito complesso, ma seguendo una struttura chiara e ragionata diventa un processo logico e creativo allo stesso tempo.

Vediamo insieme le fasi fondamentali per costruire un PED completo ed efficace.

2.1 Definire gli obiettivi

Ogni piano editoriale nasce da una domanda: “Perché sto comunicando?”.
Prima di scrivere o pubblicare qualsiasi contenuto, è essenziale chiarire gli obiettivi di comunicazione e di business.

Alcuni esempi di obiettivi possono essere:

  • Aumentare la brand awareness
  • Generare lead o richieste di contatto
  • Fidelizzare la community
  • Migliorare il posizionamento SEO del sito
  • Educare il pubblico su un prodotto o servizio

Ogni obiettivo andrà poi tradotto in indicatori misurabili (KPI), come visualizzazioni, click, tasso di engagement o conversioni.

2.2 Analizzare il target

Il piano editoriale non può prescindere da una profonda analisi del pubblico di riferimento.
Chi sono le persone a cui vuoi rivolgerti? Quali sono i loro interessi, problemi e bisogni? Per delineare un target efficace, costruisci delle buyer personas, ovvero dei profili semi-realistici del tuo pubblico ideale.

Ogni persona fittizia rappresenterà un segmento della tua audience, con un linguaggio, interessi e canali preferiti.

Esempio:

  • “Sara, 28 anni, social media manager freelance, cerca strumenti per gestire meglio il tempo e creare contenuti più efficaci.”
  • “Luca, 40 anni, titolare di un e-commerce, vuole aumentare la visibilità del suo brand sui social.”

Questo ti aiuterà a scegliere linguaggio, canali e format coerenti con il pubblico a cui ti rivolgi.

2.3 Scegliere i canali di comunicazione

Il PED deve indicare chiaramente dove verranno pubblicati i contenuti.
Ogni canale ha un linguaggio, un tono e un formato propri. Alcuni esempi:

  • Blog aziendale: ideale per approfondimenti, articoli SEO e contenuti evergreen.
  • Instagram e TikTok: perfetti per contenuti visivi, storytelling e coinvolgimento emotivo.
  • LinkedIn: per comunicazione B2B e contenuti professionali.
  • Newsletter: per fidelizzare e mantenere una relazione diretta con il pubblico.

La scelta dei canali dipende dal target, dagli obiettivi e dalle risorse disponibili.

2.4 Definire il Tone of Voice

Il Tone of Voice (ToV) è il modo in cui il tuo brand parla e si presenta al pubblico.
Può essere istituzionale, ironico, empatico, tecnico o informale, ma deve essere coerente in tutti i canali.

Per definirlo, chiediti:

  • Come voglio che il pubblico percepisca il brand?
  • Quali emozioni voglio trasmettere?
  • Quali valori rappresento?

Un brand che parla a un pubblico giovane userà un tono diretto e dinamico; un’azienda B2B, invece, preferirà uno stile più autorevole e professionale.

2.5 Pianificare i contenuti

Una volta chiariti obiettivi, target, canali e tono, arriva il cuore del PED: la pianificazione dei contenuti.
Questa fase prevede la creazione di un calendario editoriale, dove ogni contenuto viene organizzato secondo:

  • Data di pubblicazione
  • Titolo e formato del contenuto
  • Canale di distribuzione
  • Obiettivo di comunicazione
  • Responsabile della pubblicazione

Esempio:

 

2.6 Monitorare e migliorare

Un piano editoriale non è mai definitivo. Deve essere costantemente aggiornato e ottimizzato in base ai risultati.
Usa strumenti di analisi come Google Analytics, Meta Business Suite, LinkedIn Analytics o Hootsuite Insights per capire quali contenuti funzionano meglio e dove intervenire.

Analizza:

  • Le metriche di engagement (like, commenti, condivisioni)
  • Il traffico al sito o blog
  • Il tasso di conversione
  • La crescita della community

Un PED di successo evolve insieme al pubblico e agli obiettivi aziendali.

3. Strumenti utili per creare un piano editoriale efficace

Costruire e mantenere un piano editoriale richiede organizzazione e strumenti adeguati. Fortunatamente, oggi esistono moltissime piattaforme che semplificano il lavoro di marketer, social media manager e content creator.

Ecco una selezione dei migliori strumenti per gestire un PED in modo professionale.

3.1 Fogli di calcolo (Google Sheets, Excel)

La soluzione più semplice e flessibile: un foglio di calcolo personalizzato permette di creare e modificare facilmente un calendario editoriale condiviso con il team. Puoi utilizzare colori, filtri, categorie e link diretti ai contenuti programmati.

3.2 Trello e Asana

Perfetti per la gestione collaborativa del flusso di lavoro. Con Trello puoi creare bacheche divise per mesi o canali e spostare le card in base allo stato del contenuto (da scrivere, approvare, pubblicare).

Asana invece permette di gestire progetti più complessi, con task, scadenze e commenti per ogni membro del team.

3.3 Notion

Una delle piattaforme più amate dai content strategist: Notion combina documentazione, pianificazione e analisi in un’unica interfaccia. Puoi creare database, tabelle editoriali, schede per i copy e persino archivi visivi per i materiali grafici.

3.4 Hootsuite e Buffer

Per la programmazione automatica dei post sui social, Hootsuite e Buffer sono strumenti indispensabili. Permettono di pianificare le pubblicazioni in anticipo, monitorare le performance e gestire più profili contemporaneamente.

3.5 Canva e Figma

Un piano editoriale non riguarda solo le parole, ma anche le immagini e la coerenza visiva. Con Canva puoi creare post, grafiche e storie per i social in modo intuitivo, anche senza competenze di design.
Figma, invece, è ideale per team creativi che vogliono collaborare su progetti grafici complessi.

3.6 ChatGPT e strumenti di AI per il content planning

Le intelligenze artificiali generative, come ChatGPT, possono diventare un ottimo alleato nella fase di brainstorming, creazione copy e ottimizzazione SEO. Tuttavia, è fondamentale usarle come strumenti di supporto e non come sostituti del pensiero strategico. L’AI può velocizzare la produzione, ma solo un professionista può dare coerenza, autenticità e valore ai contenuti.
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4. Esempi pratici di Piano Editoriale (PED)

Dopo aver capito come si costruisce un piano editoriale e quali strumenti possono aiutarti, è il momento di passare alla pratica.
In questa sezione vedremo alcuni esempi di PED per diversi contesti digitali: dai social media al blog aziendale, fino alla newsletter. L’obiettivo non è solo mostrarti come può apparire un piano editoriale ben strutturato, ma anche aiutarti a comprendere la logica dietro ogni scelta. 

4.1 Esempio di piano editoriale per i social media

Un piano editoriale per i social deve bilanciare costanza, varietà e coerenza. Ogni settimana dovrebbero esserci contenuti pensati per intrattenere, informare e coinvolgere la community.

La chiave è mantenere un ritmo sostenibile e riconoscibile, adattando messaggi e formati alle caratteristiche di ogni piattaforma.

Struttura tipo di PED social:

 

In questo esempio, il piano alterna contenuti informativi e di intrattenimento, in modo da stimolare costantemente l’interesse del pubblico.

Un errore comune è pubblicare senza una strategia precisa: il PED serve proprio a creare un filo logico tra i post e a misurarne i risultati.

4.2 Esempio di piano editoriale per un blog aziendale

Il blog è uno degli strumenti più potenti per attrarre traffico organico e consolidare l’autorevolezza del brand.

Un piano editoriale per il blog deve concentrarsi su parole chiave rilevanti, argomenti coerenti con gli obiettivi aziendali e contenuti evergreen che mantengano valore nel tempo.

Struttura tipo di PED per blog:

 

Ogni articolo ha un obiettivo preciso, una keyword ben definita e un tono di voce coerente con l’immagine aziendale.

Il piano editoriale del blog consente di mantenere costanza nella pubblicazione e di monitorare le performance SEO di ogni contenuto.

4.3 Esempio di piano editoriale per newsletter

Le newsletter sono uno strumento essenziale per mantenere il contatto diretto con la community e fidelizzare i clienti.
Il piano editoriale in questo caso aiuta a programmare i contenuti in base alla frequenza di invio e alle ricorrenze del brand.

Struttura tipo di PED per newsletter:

 

Un buon piano editoriale per newsletter deve bilanciare contenuti promozionali ed educativi, per non risultare invasivo e mantenere alta la fiducia del lettore.

4.4 Esempio di piano editoriale per una campagna stagionale

Le campagne stagionali — come Natale, Black Friday o il lancio di un nuovo prodotto — richiedono un PED temporaneo ma preciso, con date fisse e messaggi coerenti su tutti i canali.

Struttura tipo di PED stagionale:

 

Questo tipo di PED serve per coordinare azioni cross-channel e ottimizzare il lavoro del team durante i periodi più intensi.

4.5 Come personalizzare un piano editoriale

Ogni brand ha obiettivi, target e risorse diverse.

Ecco alcuni consigli per adattare il PED alle proprie esigenze:

  • Se lavori da solo o in una piccola realtà, punta su pochi canali ben gestiti.
  • Se fai parte di un team strutturato, utilizza strumenti collaborativi come Notion o Asana.
  • Se il tuo obiettivo è la SEO, concentrati su contenuti di qualità e keyword strategiche.
  • Se il tuo focus è la community, lavora su storytelling e coinvolgimento emotivo.

L’importante è che il piano editoriale sia coerente, realistico e aggiornato nel tempo.

5. Tone of Voice e Linee Editoriali: come definirli nel tuo PED

Un piano editoriale non è solo un calendario di contenuti: è anche una guida alla comunicazione del brand.
Definire Tone of Voice e Linee Editoriali è fondamentale per dare coerenza e riconoscibilità alla tua presenza online, sia che tu comunichi come azienda, professionista o creator.

5.1 Cos’è il Tone of Voice

Il Tone of Voice (ToV) è il modo in cui un brand si esprime attraverso i propri contenuti.
Non si tratta solo delle parole usate, ma anche del ritmo, dello stile e delle emozioni che trasmette.

In altre parole, è la personalità della tua comunicazione.

Un tone of voice efficace riflette:

  • I valori del brand
  • Il target di riferimento
  • Il contesto in cui si comunica

Ad esempio, un marchio che parla a un pubblico giovane e creativo userà un tono più informale e dinamico, mentre un’azienda che si rivolge a professionisti B2B preferirà un linguaggio più tecnico e autorevole.

5.2 Come definire il Tone of Voice nel tuo piano editoriale

Per scegliere il tone of voice giusto, è utile seguire questi passaggi:

  1. Analizza il tuo pubblico

    Definisci chi è il tuo target e come comunica: che parole usa? Che contenuti consuma? Che tono si aspetta da te?

    Creare buyer personas può aiutarti a capire meglio chi hai di fronte.
  2. Allinea il tono ai tuoi valori

    Il linguaggio deve rispecchiare l’identità del brand. Se sei un’azienda che promuove innovazione, il tuo tono dovrà essere ispirato, moderno, propositivo.
  3. Scegli le linee guida linguistiche

    Stabilisci se vuoi usare il “tu” o il “voi”, se preferisci frasi brevi o articolate, emoji o un linguaggio più formale.

    Tutto deve essere documentato nel tuo PED, così da garantire uniformità nella comunicazione, anche tra più autori.
  4. Adatta il tono ai canali

    Non tutti i canali richiedono lo stesso linguaggio.

    Su LinkedIn, ad esempio, è meglio mantenere un tono professionale e informativo, mentre su Instagram puoi osare di più, con storytelling e copy più leggeri.

5.3 Cos’è la Linea Editoriale

La Linea Editoriale è l’insieme di regole e principi che orientano la produzione dei contenuti.

Mentre il tone of voice riguarda il “come” comunichi, la linea editoriale si concentra sul “cosa” comunichi e “perché”.

Definire una linea editoriale significa stabilire:

  • Quali temi trattare (e quali evitare)
  • Quali rubriche mantenere nel tempo
  • Che tipo di contenuti pubblicare (educativi, promozionali, informativi, motivazionali, ecc.)
  • Quali obiettivi deve raggiungere ogni contenuto

Una linea editoriale chiara evita incoerenze e aiuta il team a mantenere una direzione strategica univoca.

5.4 Come creare le Linee Editoriali del tuo brand

Per definire le linee editoriali in modo efficace, puoi seguire questa struttura:

  1. Scegli 3-5 macro-temi su cui vuoi costruire la tua presenza (es. formazione, innovazione, vita in azienda, prodotti, valori).
  2. Abbina a ogni tema una tipologia di contenuto (post informativi, storytelling, case study, tutorial, ecc.).
  3. Stabilisci la frequenza di pubblicazione di ciascun tema, in base alle priorità.
  4. Crea rubriche fisse che aiutino la community a riconoscerti e a seguire un format familiare.
  5. Mantieni coerenza visiva e narrativa in tutti i canali, per rafforzare l’identità del brand.

5.5 Tone of Voice e Linee Editoriali: lavorano insieme

Tone of Voice e Linee Editoriali sono due elementi complementari del piano editoriale. Il primo dà voce al brand, il secondo ne definisce la direzione strategica. Lavorano insieme per assicurare che ogni contenuto rifletta in modo coerente la personalità e gli obiettivi del marchio.

Un brand con un tone of voice empatico ma senza una linea editoriale chiara rischia di essere disorientato; viceversa, un piano ben strutturato ma freddo e impersonale difficilmente riuscirà a creare connessioni con il pubblico.

5.6 Documentare tutto nel PED

Una volta definiti il tono e le linee editoriali, è fondamentale documentarli nel piano editoriale.
Crea una sezione dedicata, magari all’inizio del tuo file o della piattaforma che usi, con:

  • una descrizione sintetica del tone of voice
  • le macro-aree tematiche del piano
  • esempi di post o articoli coerenti con queste linee
  • indicazioni su cosa evitare (es. linguaggio troppo tecnico, ironia fuori contesto, temi sensibili)

In questo modo, chiunque lavori alla comunicazione del brand — copywriter, social media manager, o designer — potrà seguire linee comuni e mantenere la riconoscibilità del marchio nel tempo.

6. FAQ – Domande frequenti su come si crea un PED

1. Che cos’è esattamente un PED?

Il PED, acronimo di Piano Editoriale Digitale, è un documento strategico che serve a pianificare, organizzare e gestire la pubblicazione dei contenuti sui canali digitali.
Contiene informazioni su obiettivi, target, tone of voice, linee editoriali, calendari di pubblicazione e strumenti operativi.

In pratica, è la guida che orienta la comunicazione online di un brand o di un progetto.

2. Qual è la differenza tra calendario editoriale e piano editoriale?

Il piano editoriale definisce la strategia: cosa comunicare, a chi e con quale obiettivo.
Il calendario editoriale, invece, è la parte operativa: indica quando e dove pubblicare i singoli contenuti.

Il piano editoriale precede sempre il calendario, perché dà la direzione strategica che poi viene tradotta in azioni concrete nel tempo.

3. Quanto tempo serve per creare un piano editoriale completo?

Dipende dalla complessità del progetto.
Per una piccola attività o un professionista può bastare una settimana di analisi e definizione dei contenuti.
Per un’azienda strutturata o un progetto multicanale, la fase di pianificazione può richiedere fino a un mese, considerando la definizione delle rubriche, l’analisi del pubblico e la revisione dei materiali.
L’importante è non avere fretta: un PED ben fatto è la base per una comunicazione efficace e duratura.

4. Quali strumenti posso usare per creare e gestire un PED?

Esistono molti strumenti utili per pianificare e monitorare un piano editoriale, sia gratuiti che professionali.

Tra i più usati troviamo:

  • Google Sheets o Excel per creare tabelle e calendari
  • Trello o Notion per organizzare i flussi di lavoro e collaborare con il team
  • Google Calendar o Airtable per tenere traccia delle pubblicazioni
  • Canva per la parte grafica e visuale
  • Metricool o Hootsuite per la programmazione e l’analisi dei risultati

La scelta dipende dal tipo di progetto e dal numero di persone coinvolte, ma l’obiettivo resta sempre lo stesso: avere una visione chiara e condivisa della comunicazione.

5. Come si misura l’efficacia di un piano editoriale?

Un piano editoriale non si valuta solo dalla quantità di post pubblicati, ma soprattutto dai risultati ottenuti in base agli obiettivi prefissati.

Puoi monitorare:

  • Engagement rate (like, commenti, condivisioni, salvataggi)
  • Traffico verso il sito web o blog
  • Numero di nuovi follower o iscritti
  • CTR (Click Through Rate) nelle campagne promozionali
  • Conversioni (es. richieste di preventivo, vendite, iscrizioni a newsletter)

Analizzare periodicamente questi dati ti permette di ottimizzare il PED e migliorare costantemente la tua strategia.
Creare un PED efficace significa unire creatività, strategia e metodo.

Un piano editoriale ben costruito non solo migliora la qualità dei tuoi contenuti, ma ti aiuta anche a comunicare in modo coerente, riconoscibile e orientato ai risultati.

Partire con le giuste basi può davvero fare la differenza: pianificare oggi significa comunicare meglio domani.